Workin’ – Uno, nessuno, centomila coccodrilli

(Prima della lettura: ascoltare “It never Entered My Mind“, dall’album “Workin'”di Miles Davis)

di Maguy Garzya

Professione coccodrillo“, di Giovanna Zoboli e Mariachiara Di Giorgio, è un bellissimo albo illustrato (edito da Topipittori nel 2017). Ci sono mille ragioni per cui vale la pena leggere questo libro di cui non vi svelerò la trama. Mi spiegherò dando due punti di vista diversi.

CON GLI OCCHI DI GRETA, bambina…

Per Greta, che ha meno di due anni, è: “Cocco!!!”
Quando lo vede si illumina. I suoi occhi sorridono e la bocca si spalanca con un gesto di meraviglia e di entusiasmo.
Lo vuole guardare (e leggere) con me che sono la sua mamma. Senza di me… rannicchiata per terra, seduta vicino alla sua libreria personale.
Se lo bacia continuamente…
Vuole stupirsi e, ad ogni lettura, scoprire nuovamente ogni pagina. Ogni nuovo dettaglio.
Segue il suo amico. E tutti i personaggi presenti. Non le sfugge niente.
Adora la faccia di una lucertola che sbuca, la giraffa con gli occhiali da sole in metro. Le stelle. Le scimmie…. Per dir la verità, alla vista delle scimmie urla proprio. E ride contenta.

Lo struzzo, elegantissimo con la sua sigaretta ed il cappotto e cappellino parigino, per lei è: “Stuzzo!!!! Stuzzo!”… Mostrarmi contenta il leone in macelleria per lei è un must.
Quando Greta arriva alla pagina in cui una bimba perde il suo palloncino, la indica ed urla disperata. E fa:”no, no…”. Poi, guarda in su, come se lo avesse perso lei.

Ci piace anche giocare con “Cocco”. Lo cerchiamo in ogni sequenza. Immerso nelle sue routine quotidiane o tra la folla di animali e persone. Parliamo al telefono con lui.

Una cosa che mi fa davvero tanta tenerezza è ascoltarla ripetere compiaciuta tutte le figure onomatopeiche presenti tra le pagine (inusuali per un libro silenzioso- a mio parere, una trovata geniale): “DriiiiiNN!”; “SBAM!”; PEEEEEEE!”;“WROOOOOOOOOM!”….

Quasi sempre, finito il libro, Greta lo rilegge da sola. Le piace soprattutto tornare nella pagina dove “Cocco” chiude la porta di casa e “SBAM!”.
Il finale di questo libro Greta non lo ha ancora capito.
Ma questo è il bello di questo piccolo capolavoro. Non e’ adatto ad una sola età. Come lo sono i libri di Munari e di Rodari.

“Cocco” è diventato il suo oggetto transazionale. Greta lo porterà con sé, lungo il cammino. E anche oggi, al nido, la mia piccola è voluta andare con “Cocco”.

CON GLI OCCHI DI MAGUY, pedagogista…

Per me, che sono una pedagogista, si tratta di un albo di altissimo livello. Già pluripremiato (non solo in Italia), spero diventi un classico. Un albo che ha una sceneggiatura ed una regia sopraffina. Con una stupenda copertina che esorta al viaggio e al fantastico, con delle tavole che comunicano perfettamente tra loro e che si susseguono con un ritmo ed una suspense davvero incalzanti. Un libro dalla struttura perfetta ed armonica, ricco di inquadrature nuove. Meravigliose. Colme di citazioni. Un silent book esistenzialista che ricorda la Nouvelle Vague.
È un piccolo cortometraggio poetico che va verso l’alto.

Se mi si chiedesse perché ritengo “Professione Coccodrillo” un’eccellenza italiana direi che questo libro è filantropicamente pedagogico. Ha un ampio ed alto senso politico e ci regala una speranza. Mentre ci riporta alle piccole e grandi frustrazioni quotidiane tra la periferia ed un centro metropolitano qualsiasi (si colgono Parigi, Roma), contemporaneamente e con pochi gesti, ci conduce verso il meraviglioso romanticismo del cinema muto chapliniano (quando Cocco regala alla portinaia del suo posto di lavoro un mazzolino di fiori, sarà forse innamorato?).

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Illustrazioni di Mariachiara Di Giorgio

E poi, questo libro ha una grande peculiarità. Silenziosamente, ci educa all’arte. A guardare le figure. Ci invita ad essere curiosi. Ci invoglia ad approfondire, a porci delle domande. Per esempio: cos’era e cosa ha rappresentato Il Giornalino della Domenica, citato in un poster appeso alla parete di una stanza? E la mongolfiera al Museo Carnavalet di Parigi?

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Illustrazioni di Mariachiara Di Giorgio

Insomma, “ Professione Coccodrillo” lo consiglio proprio a tutti perché regala un viaggio positivo in questa società fluida, individualista. E’ un meraviglioso documentario (come “Visages, villages”, realizzato dalla coppia Varda e JR) che invita alla leggerezza e alla gentilezza, agli atti poetici per ribaltare la rabbia e trasformarla in qualcosa di bello. In “Storia di un impiegato”, De André chiedeva di tornare a coinvolgerci. “Professione coccodrillo”, in un altro senso, ci propone di fare lo stesso.

E’ un libro adatto a tutti i bimbi e al bambino che è dentro di noi. Per poter amare la vita, nonostante le sue gabbie quotidiane.
Un grazie di cuore a chi lo ha realizzato. Da parte della piccola Greta. E da me.

P.S Non vedo l’ora di far conoscere “Cocco” ai bimbi, ai genitori, alle preziose colleghe del nido dove attualmente lavoro.

(Dopo la lettura: riascoltare “It never Entered My Mind“, dall’album “Workin'”di Miles Davis)

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