Per una letteratura senza aggettivi

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Il grande pericolo che corre la letteratura infantile e giovanile, in quanto letteratura, è proprio quello di essere definita a priori come destinata ai bambini e ai ragazzi. Ciò che in un libro si considera ‘per bambini’ o ‘per ragazzi’ deve essere secondario, e deve rappresentare un valore aggiunto, poiché l’essenza di un testo in grado di appassionare i giovani lettori non proviene tanto dalla sua capacità di adattarsi al destinatario, quanto piuttosto dalla sua qualità, perché quando parliamo di scrittura di qualsiasi tema o genere, il sostantivo è sempre più importante dell’aggettivo. Di tutti i vari aspetti che hanno a che fare con la scrittura, la specificità del destinatario è il primo che necessita di un attento esame critico, in quanto è proprio lì che si annidano più facilmente ragioni morali, politiche e di mercato (Andruetto 2014, 63)

Questa pagina porta il titolo di un libro per me fondamentale, “Per una letteratura senza aggettivi”, un saggio della scrittrice argentina Maria Teresa Andruetto (premio Hans Christian Andersen 2012), pubblicato da Equilibri di Modena nel 2014.

Ho scoperto il libro grazie al relatore della mia tesi di laurea, il Prof. Livio Sossi. Da lui nasce il tema della mia tesi, l’opera per ragazzi del poeta siciliano Nino De Vita, e da lui, ancor prima di iniziare la mia ricerca, l’invito a leggere un solo libro, questo della Andruetto.